venerdì 8 marzo 2013

William Eggleston

William Eggleston e l’inizio della fotografia a colori

Parlare di un grande della fotografia come William Eggleston non è semplice. Eggleston è uno dei padri della fotografia contemporanea, colui che definì “L’inizio della fotografia moderna a colori” e a detta dei cittadini di Memphis il loro artista più famoso secondo solo a Elvis Presley. Diamo un occhio ad una delle sue opere più importati che a metà degli anni ’70 lo portò alla ribalta nel mondo dell’arte.Nato nel 1939 a Memphis, verso la fine degli anni ’50 un compagno di classe lo convince a comprare una macchina fotografica e ne rimase subito affascinato. Influenzato da Robert Franke Henri Cartier-Bresson cominciò a fotografare in bianco e nero.Tra il 1965 e 1966 cominciò a sperimentare il colore, lavorandoci sopra per una decina d’anni, fino a pubblicare 14 prints un portfolio di 14 stampe Dye Transfer (tecnica ad altissima qualità ormai scomparsa, scoperta da Eggleston per caso in un negozio di Chicago).







Ma una delle sue foto più famose risale al 1973, Red Ceiling, foto raffigurante un soffitto rosso con un ventilatore bianco e dei cavi bianchi che convergenti si uniscono ad esso. Definita da lui stesso una ripresa dal punto di vista di una “mosca in volo”  questa fotografia riassume in qualche modo lo stile e la filosofia di William Eggleston.Colori forti, spesso punti di vista particolari, cose assolutamente normali (che al tempo non avrebbe fotografato nessuno) però viste con un occhio particolare.Citando il suo amico e ammiratore David Byrne “molta gente guardando le foto di Bill dice dov’è il capolavoro? dov’è la grande foto?”Forse è proprio questo il punto, William Eggleston i capolavori li crea. Partendo dalla banale, dal volgare, dal normale; ha dimostrato che queste sono interpretazioni che stanno  nell’occhio di chi guarda, ma si possono intendere in maniera diversa. A metà anni ’80 conia la definizione difotografia democratica, tutto merita di essere fotografato.Un po il pensiero del nostro Luigi Ghirri (Eggleston è un estimatore del lavoro di Ghirri) che voleva ridare “dignità alle piccole cose“. Ricordiamo che dai primi anni ’70 Ghirri in Italia stava facendo un percorso analogo, anche se con risultati diversi.



Il 1976 è l’anno che per Eggleston segna la svolta con l’importate mostra al MOMA di New Yorkcurata da John Szarkowski che credette fin da subito al suo lavoro e alle innovazioni del fotografo. Visione non condivisa da tutti, ad esempio l’importante critico Hilton Kramer definì il lavoro di Eggleston “il banale che conduce al banale”.In occasione della mostra al MOMA venne pubblicato il libro-catalogo William Eggleston’s Guide, con una ricca introduzione dello stesso Szarkowski che definisce l’opera come “L’inizio della fotografia moderna a colori”.Lavoro che pochi anni dopo aprì la strada anche ad altri fotografi come Stephen Shore o Nan Goldin.Oggi sembra banale ma in quegli anni non lo era, non fu il primo ad usare il colore ma sicuramente fu colui che lo nobilitò definitivamente.Grandi fotografi come Steinchen e Stieglitz testarono con entusiasmo le prime rudimentali lastre colore nei primi del ’900, ma la cosa finì per essere abbandonata. Ansel Adams più avanti sperimentò il colore (al tempo di predominio assoluto Kodak), definendolo un linguaggio ancora immaturo; Walker Evans disse “la fotografia a colori è volgare”, salvo dopo pochi anni comprarsi la Polaroid e dedicarsi fino alla fine dei suoi anni a questo giocattolo (come Kertèsz);  Henri Cartier-Bresson lapidario come sempre lo definiva un’ulteriore complicazione all’organizzazione della foto; Dorothea Lange invece dichiarò “i Tropici e forse l’Asia, non possono essere fotografati a colori”.  Ernst Haas in controtendenza lo usò nei primi anni ’50, ma diversamente da Eggleston,  Haas lo usava per fare i suoi mossi astratti.



William Eggleston’s Guide è un lavoro ancora oggi rivoluzionario, scattato vicino a casa, riporta una un costume americano dell’epoca in una maniera assolutamente innovativa.Il libro si apre con una porta d’entrata di una casa, come un viaggio che sta per iniziare; una porta chiusa che una volta aperta ti porta alla scoperta di qualcosa; la scoperta è la sensazione che si ha su tutto il libro,  le foto di Eggleston sembrano fatte da una persona appena svegliata da un coma, che vaga per le città senza scopo, attratto da forme, colori e personaggi per lui sempre nuovi.Eggleston usa punti di ripresa normali o particolari, indistintamente da quello che fotografa, non c’è una gerarchia. I personaggi che incontra sembrano ritratti mentre guardano qualcosa che non capiscono, o sembrano eludere una domanda banale, che hanno capito ma a cui non vogliono rispondere.Uno sguardo “semplice” attratto luci o da situazioni appena viste che non è riuscito a riprendere con la fotocamera, ma si accontenta di fotografare dopo.Si ha la sensazione che l’autore (o il protagonista) sia alla ricerca di un punto di riferimento che non arriva mai.  Una fotografia molto vicina al cinema, concetto poi sviluppato anche da Philip-Lorca di Corcia.Gran parte  delle fotografie di Eggleston sono apparentemente molto semplici, non c’è un’evidente ricerca stilistica o di sorprendere, sembra quasi che il fotografo lanci una sfida allo spettatore “io ho notato qualcosa, vediamo se la noti anche tu”.

William Eggleston’s Guide è un’opera fondamentale della fotografia contemporanea, che non solo definisce quanto fatto da Eggleston fino a quegli anni e quanto farà in futuro, ma influenzerà la fotografia e il cinema mondiale.Un critico del The Observer ha scritto: “sarebbe difficile immaginare il mondo secondo David Lynch, Gus Van Sant, Juergen Teller o Sofia Coppola senza William Eggleston”. Film comeVelluto Blu o Elephant sono chiaramente ispirati alla fotografia di Eggleston.



La sua fotografia arrivò anche alla musica, infatti molti musicisti utilizzarono e tutt’ora utilizzano sue fotografie per  le proprie copertine, qui trovate un’interessante lista, abbastanza completa (manca Transference degli Spoon del 2010).Ad oggi William Eggleston ha pubblicato diverse decine di libri, oggi introvabili se non a costi assurdi, per un elenco completo potete andare qui.Anche se da non molto è stato ripubblicato William Eggleston’s Guide ad un prezzo accessibilee a breve Steidl (editore tedesco) pubblicherà altri vecchi volumi in edizione, speriamo, economica.La sua sterminata produzione vede 60.000 immagini, e il valore delle sue opere si alza di anno in anno. Il famoso Triciclo nel 1998 è stato venduto a quella che sembrava una cifra record di 45.000$, ad oggi vale 275.000$.A metà Gennaio di quest’anno (2012) è stata annunciata la costruzione di un museo da 15 milioni di Dollari, a lui dedicato, ovviamente a Memphis, che secondo le previsioni vedrà la luce nel 2013.


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William Eggleston (Memphis, 27 luglio 1939) è un fotografo statunitense, tra i primi a sdoganare l'uso del colore nella fotografia d'arte.

Biografia

Nato a Memphis, Tennessee e cresciuto a Sumner, Mississippi, William Eggleston frequenta il college alla Webb School di Bell Buckle, Tennessee dove però non riesce ad integrarsi appieno, anche a causa della sua predisposizione verso il disegno e la musica.
In seguito frequenta due diverse università nel giro di due anni (la Vanderbilt University per un anno e la Delta State College per un semestre) prima di iscriversi alla University of Mississippi (Ole Miss) che frequenterà per cinque anni senza però conseguire la laurea. Tuttavia è proprio in questo periodo, precisamente nel 1958, che acquista la sua prima Leica e comincia ad appassionarsi allafotografia.